DALLE PAMPAS STERMINATE AI BARRIOS MALFAMATI
L'Argentina dell'Ottocento, era sinonimo di " pampas ", di pascoli sconfinati e di mandrie che ruminavano lentamente sotto l'occhio vigile del "gaucho", eroe romantico e ribaldo che, in sella al suo fedele cavallo, cantava alla luna struggenti canzoni d'amore. Alla fine del secolo, i proprietari terrieri iniziarono a sperimentare forme d'allevamento stanziale, che si contrapponevano ai pascoli aperti del passato. Con la frammentazione delle proprietà terriere, scomparve gradualmente la figura del gaucho, il solitario padrone delle praterie, cantore appassionato dell'amore che, privato del suo ruolo, andò ad ingrossare le numerose schiere di diseredati che confluivano nei barrios delle grandi città. Nei porti, i bastimenti appena giunti dall'Europa, depositavano sulle banchine ondate di emigranti arrivati da ogni parte del mondo, attratti dal miraggio di facili fortune. Erano italiani, francesi, spagnoli e polacchi che, con una valigia di cartone malamente sostenuta da corde, trascinavano stancamente le loro povere cose. L'area situata intorno all'estuario del Rio de la Plata, e in particolare le zone malfamate del porto e dei bassifondi urbani, divenne luogo di raccolta di questi variegati gruppi etnici che, dopo una giornata di lavoro si incontravano nelle fumose taverne della zona per giocare, cantare e affogare la loro tristezza nell'alcool. La carenza di elementi femminili spinse questa massa di uomini a frequentare i bordelli, nell'illusione di trovare nel rapporto mercenario un'impossibile consolazione al loro desiderio d'amore. Dai sentimenti contrastanti di questi emarginati, nacque il bisogno di elaborare nuove forme di comunicazione e nuove organizzazioni sociali, capaci d'integrare e amalgamare le diverse esigenze culturali, i postriboli divennero il luogo di diffusione di un nuovo genere: il tango o meglio tango" portegno" per ricordare il luogo in cui nacque.











0 commenti:
Posta un commento